Poesia e rose si fondono in un unico pensiero. E' un inno alla Poesia, un inno alla rosa, un inno alla bellezza dell'arte.
Una "pioggia" di poesie e di rose per la decima Edizione di "POESIA IN FORMA DI ROSA".
LE PAROLE DELLA ROSA
LA ROSA NELLE PAROLE
L’essere giunti alla X Edizione dell’evento di maggio, “Poesia in forma di rosa”, è motivo di orgoglio e di incitamento per insistere sulla strada della poesia e della rosa.
Tradizione vuole che l’evento sia consegnato alla memoria postuma per il tramite di una pubblicazione in cui, insieme ai poeti partecipanti alla kermesse si inseriscano poesie d’autori consacrati dalla critica ufficiale che nel simbolo della rosa hanno trovato motivo di ispirazione e affinità allegoriche.
È pressappoco impossibile enumerare l’inesausta produzione poetica di autori di ogni Nazione e Continente tuttavia in questa silloge abbiamo accolto la voce del grande drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare, di cui ricorrono i 400 anni dalla morte, il quale, anch’egli in alcuni sonetti non manca di ricordare la regina dei fiori.
Se nelle note introduttive delle passate edizioni ci siamo intrattenuti su argomenti riferiti al “pianeta poesia”, quest’anno abbiamo scelto di approfondire il tema della rosa, della sua simbologia e della sua attinenza con la poesia.
Afferma Robert Sebatier, il grande poeta e romanziere contemporaneo, che avendo la prosa una lettera di troppo, la rosa scelse la poesia.
La poesia abita misteriosamente nella rosa, nella sua immagine, nella sua simbologia, nel suo ricordo
. La poesia è sangue diventato fiore e tra i fiori sceglie il più bello, il più maestoso, il più misterioso e regale, il più antico. Così Saffo, poetessa greca del 530 a.C., ci rinsalda nella convinzione che “Se Zeus volesse donare un regno ai fiori, la rosa regnerebbe su tutti”. Essa è così duttile e plasmabile, indocile a volte tanto da poter esprimere una varietà di significati.Sicché può rappresentare in maniera ambivalente tanto l’amore passionale che l’amore spirituale, l’elevazione, la purezza, la verginità e ancora la vanità, il segreto, la bellezza, la sensualità.
Per le opportunità che la rosa ci offre, dall’antichità ai giorni nostri, il poeta si è servito del suo linguaggio, della sua immagine metaforica per esprimere i più tormentati, i più inesplorati, i più sublimi dei suoi messaggi. Si giustifica così la vasta produzione di poesie d’autore che dicono della rosa.
E, come la poesia ha radici in un remoto passato, così la rosa è uno dei fiori di cui si ha testimonianza più antica.
Nel mondo greco e romano, la rosa era associata al mito di Adone e Afrodite. Il sangue che sgorga da Afrodite nel vano tentativo di soccorrere l’amato fa sbocciare delle rose rosse; i Romani festeggiavano i Rosàlia legati al culto dei defunti mutuati poi dal mondo cristiano in “Pasqua delle rose” o Pentecoste a causa di un’antica tradizione di far scendere dalle volte delle chiese petali di rose rosse per ricordare la discesa dello Spirito Santo.
Nella mistica cristiana, la rosa per la bellezza, il profumo, il mistero della sua forma indica la coppa che raccolse il sangue di Cristo. “Rosa mistica” è appellata la Madonna nelle Litanie e “Sub rosa” appare sul nembo del confessionale a indicarne la segretezza, la discrezione, il silenzio e anche simbolo assolutorio.
La rosa è attributo dei santi: santa Rita, santa Rosa da Viterbo, santa Rosalia di Palermo, santa Elisabetta di Turingia, santa Elisabetta del Portogallo e santa Elisabetta d’Ungheria.
Nel Medioevo, una confraternita di cristiani esoterici assume col nome di Rosacroce il simbolo di questo fiore a rappresentarne la compiutezza e la sua riapertura al divenire.
La rosa dorata è usata come simbolo della famiglia di Casa Tyrell nella serie di romanzi “Cronache del ghiaccio e del fuoco” e, nella letteratura più recente, in “Il nome della rosa” di Umberto Eco.
Una rosa rossa tenuta in pugno è il simbolo politico del socialismo e della socialdemocrazia e Rosa Bianca fu uno dei maggiori movimenti di opposizione al regime hitleriano.
Nell’arte pittorica e scultorea la rosa è spesso rappresentata per sottolineare precise connotazioni o per chiari motivi ornamentali.
La potenza semantica del nome “rosa” è sconfinata, la ricchezza espressiva della sua immagine, la sua mutevolezza, la difficoltà di definirla in maniera esaustiva fanno della rosa non solo l’oggetto ma l’essenza di sé, ovvero pura idea:
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.
E ancora, la rosa è legata a eventi conviviali e all’incoronazione dei poeti. Così il verbo dei poeti non ha mai cessato, dai tempi della lirica greca sino ai giorni nostri, di celebrare questo topos letterario persistente nelle dinamiche di ogni epoca pur nella variabilità di specifici significati.
Gli stessi poeti hanno contribuito a una significazione legata di volta in volta al colore e ad altre simbologie attribuite alla rosa.
Per Dante è la candida rosa, per Saba la rosa rossa della passione, per Maometto la rosa gialla della gelosia, la rosa nera, simbolo alchemico del principio dualistico dell’origine, la rosa rosata a memoria della gentilezza.
Ma non è solo il colore a evocare un sentimento: nella scrittura poetica la rosa è ambivalente poiché simboleggia paganesimo e religiosità, passione e castità.
Per Lorca è la “solitaria rosa del respiro”;
per Neruda è la negazione “Non t’amo come se fossi rosa di sale”;
per Sebastiani, nel caos bellico, “Le mani [della sposa] insanguinate dai petali di rosa”;
per Cummings, dallo scenario di dolore “nascerà primavera da una rosa”;
per Hesse è “rosa purpurea, complice di gesti amorosi”;
per Borges e per Celan è la malinconia;
per Bertolucci: la rosa bianca, la rosa primordiale ma anche l’ultima “coglierò per te, l’ultima rosa del giardino”;
per Ennio Cavalli è la forza della volontà “così sul vuoto trionfò il fiore;;
per Dino Campana è il fiore che unisce e che divide i due innamorati “Le mie rose, le sue rose”;
e ancora, ancora
rose
rose
rose.
Il verbo poetico le ha rese tradizione ed emblema, iconografia senza fine.
Elena Diomede